Per meno di ventiquattro ore sono stato a Perugia: dovevo tenere una formazione sui podcast (ma non c’entra il Festival del giornalismo), sono arrivato il giorno prima e sono ripartito appena dopo. Perugia è bellissima, e non sono certo io che lo scopro: è anche una città importante, nel cuore, per me e per molte persone intorno a me. Perugia rimane una città raggiungibile con tempi molto più lunghi rispetto a quelli cui siamo abituati nel 2023: non è un male, di per sé, sia chiaro: rimane divertente vedere come per meno di 400 chilometri in linea d’aria ci vogliano almeno quattro ore di viaggio in treno (e grazie, alta velocità, ché almeno fino a Firenze si risparmia qualcosa).
Da Firenze, appunto, ho preso un regionale diretto a Foligno. Un bel po’ di pendolari, un bel po’ di studentə, un bel po’ di umanità varia. Molte persone sono scese lungo il percorso, altre sono salite; le gallerie lasciavano spesso spazio a dei prati verdi, a dei laghetti - e poi il Trasimeno.
Era da tanto che non facevo un viaggio simile. Sia ringraziata, sempre, l’alta velocità che mi permette di essere in due ore a Mestre quando vado a trovare mia madre, ma a volte servono anche questi viaggi a un passo diverso. Non è un’esaltazione bucolica, né un momento luddista (difficile, da parte mia). È proprio che anche quellə come me, che stanno con le cuffie tutto il giorno, ad ascoltare la voce degli altri, a volte devono fermarsi e ascoltare il niente. Il rumore del treno. Quelle robe lì. Fa bene. Persino a quellə come me.
E siccome mi stavo godendo il viaggio, non ho neanche pensato di fare una foto. Quindi niente, beccati questa newsletter di solo testo. E grazie per aver deciso di beccartela.