(Avevo promesso a un’amica che… avrei scritto la newsletter piena di puntini di sospensione… come la newsletter di Montemagno. Ma non ce la faccio… scusami.) (Mi pare fosse… la newsletter di Montemagno… ma magari mi sbaglio…)
L’ultima volta che ci siamo sentiti era primavera, adesso è autunno e qui a Milano le giornate calde si danno il cambio con quelle fresche e piovose. Sono raffreddato, ma il raffreddore l’ho preso in Laguna: il posto peggiore dove stare i primi giorni d’autunno è Venezia, la stilettata è garantita.
Prima che arrivasse il fresco, la mia estate è stata movimentata e fortunatamente variegata. Le Olimpiadi mi han fatto lavorare a un podcast che doveva uscire tutti i giorni: le puntate su cui ho lavorato sono circa un terzo del totale (non è stato uno sforzo solo mio), e il fatto che la puntata venisse registrata e montata in tempi strettissimi era un’esperienza che non facevo da tempo, e che mi è piaciuta molto. È estremamente totalizzante e ti impedisce di fatto di occuparti di altro, ma è stato comunque molto bello.
Subito dopo le Olimpiadi mi sono divertito molto a fare un vlog. Sì, una roba molto primi anni Dieci. Partito anche bene, ché da ferragosto a fine mese circa sono usciti otto video o giù di lì. L’ultimo proprio il 31 agosto: poi più niente fino a settimana scorsa, perché il lavoro è ricominciato, e soprattutto non avevo granché da dire o da mostrare. La cosa bella è che più o meno negli stessi giorni un po’ di creator che seguo o che incrocio si sono messi, o han ricominciato, a fare vlog, e anche nel Laboratorio questa cosa s’è diffusa, con Imar e con Daniele. Che tu abbia o che non abbia davvero cose da dire, fare un vlog (o i suoi simili) è utile: perché ti permette di sperimentare tecniche e formati che magari nella tua produzione normale non faresti (nei primi video di questo tipo ho giocato molto con colori strambi, per dirne una). E non serve che sia per forza un vlog, puoi fare un podcast quotidiano o comunque molto, molto frequente, di pochi minuti. Un reel di Instagram al giorno. Un post del tuo blog ogni 45 ore. Vedi un po’ cosa ti piace di più, però è un esperimento che ti consiglio. Se non vuoi legarti mani e piedi a un progetto che non sai se riuscirai a portare avanti (*), datti dei limiti precisi, tipo: un podcast da 3’ ogni giorno per un mese. Un vlog a settimana per tre mesi. Cose così. Poi vedi cosa fare, ma soprattutto: vedrai dei risultati che potrai riversare nelle cose più importanti che fai.
(*) Nessuno ti lega mani e piedi però. Se ti stanchi di fare qualcosa, smetti di farla, a meno di contratti vincolanti per legge.
Due cose che puoi ascoltare
Con l’andamento poco coerente di questa newsletter non ho avuto modo di dirtelo prima, ma qualche mese fa è uscito un lavoro che Valentina De Poli e io abbiamo fatto per ISEC, una fondazione fighissima a Sesto San Giovanni. Sono le due puntate di La Milano di…, e sono due interviste fenomenali, che ti consiglio caldamente di ascoltare.
Diamo una mano a questo esordiente su YouTube
L’esordiente sono io, il titoletto è una battuta, ma ha del vero: aiutami, e se già non ti sei iscrittə al canale fallo. Come ho detto in più puntate di Negati, dal momento che mi diverto come uno scemo a fare video e condividere quelle poche cose che so e quelle tante cose che scopro, il mio piano è far crescere il canale fino alla sua monetizzazione e fare in modo quindi che contribuisca un poco alla stabilità economica del mio lavoro. Se, realisticamente, non potrò aspettarmi più dell’1% del mio fatturato per il primo anno, negli anni successivi mi accontenterei di far crescere quella percentuale e avere una certa stabilità, anche per poter scegliere i lavori da fare e rifiutare quelli che non mi piacciono. Pertanto: iscriviti al canale, se già non l’avevi fatto, e butta un occhio con curiosità e pure spirito critico. Oltre al vlog di cui parlavo prima ci sono svariati video che reputo interessanti, vedi un po’ se c’è qualcosa anche per te. E grazie.
Buoni propositi per l’anno nuovo
Se nel 2025 l’azienda per cui lavori vuole fare un podcast, è il momento giusto per iniziare a parlarci. Se l’azienda per cui lavori non vuole fare un podcast, ma tu sì, be’, possiamo parlarci tu e io!