Oh, a me continua a piacere la parola scritta
E quindi ci proviamo, con questo social network scritto
Prima della fine dell’anno, a cena con amici, ho aperto un profilo Blue Sky. Poi non l’ho più toccato, per diverse settimane, fino all’inizio di febbraio. Con buona probabilità, è colpa di Meta: la maniera con cui vengono mostrati i post di Threads all’interno di Instagram, con un’anteprima davvero succulenta che poi spesso sfocia in post inutili o comunque decisamente meno appaganti rispetto a quel che sembrava a un primo sguardo. E poi a me non è mai piaciuto che Twitter mi imboccasse, preferivo trovare da solo i feed da seguire e costruirmi il mio personalissimo algoritmo.
John Gruber (il mio tech blogger preferito) ha sempre definito Blue Sky il diretto erede di Twitter per quel che riguarda grafica e funzionamento generale. Twitter è forse l’unico social network in cui mi sono trovato davvero bene per una decina di anni, fino a quando una delle persone peggiori del mondo l’ha comprato, l’ha pervertito, l’ha rovinato. Inoltre, da troppi anni ero abituato a usare un’app indipendente per accedere e leggere in pace Twitter, e quelle poche volte che ho usato l’app ufficiale ho sempre avuto un moto di nausea e mi veniva l’orticaria. (Sì, le prendo piano io le cose.) Effettivamente però Blue Sky ricorda moltissimo Twitter, e mi sta convincendo più di quanto mi abbia convinto Threads, e molto più di quanto mi piaccia Mastodon (quest’ultimo rimane un’ottima idea implementata nell’unico modo possibile per rispettare quell’idea, cioè: utopistico e caotico; e Threads invece è una versione bella di Facebook ma sempre Facebook è). C’è chi dice che non c’è futuro per dei social network testuali, che il futuro è nell’audio e soprattutto nel video. Io sono anche molto, molto d’accordo, ma spero che chi costruisce queste infrastrutture abbia finalmente capito che non servono miliardi di utenti per avere successo, bastano anche poche centinaia di milioni, ma ben contenti e convinti.
E niente: questo è il mio profilo Blue Sky. Se ti va di seguirmi, mi fa piacere. Cerco di parlare di cose interessanti, e di cose attinenti al mio lavoro, ma non prometto di escludere gli argomenti sensibili. (D’altro canto, se un po’ mi conosci sai a cosa mi riferisco.) Ma soprattutto si accettano suggerimenti riguardo quali altri profili seguire.
L’unica cosa che ho capito è che a me i social network interessano molto se c’è del contenuto interessante, e la forma scritta rimane una piccola, splendida cosa bella. E stiamo pure riuscendo a conservarla.
Cose su cui ho messo mano
Da quando sono entrato nel novero dei collaboratori del Post, è capitato che ci fosse il mio zampino su diverse cose che sono uscite nell’ultimo anno. A volte sono interventi minimi (tipo ascoltare le puntate e programmarne la pubblicazione: se ci sono errori tecnici rimasti nelle puntate di Indagini, per dire, è colpa mia). A volte ci sono tanti zampini, come per esempio Ascolta, ch’è il podcast con gli articoli letti da chi li ha scritti (è riservato alle persone che sono registrate sul sito o sulla app, non serve essersi abbonatə): qui l’elenco di questa settimana, per esempio.
Per segnalare le cose belle ma non continuative che sono uscite su cui ho lavorato almeno un pochino: a fine anno è uscita una bella miniserie su Franco Basaglia, raccontata da Massimo Cirri e Matteo Caccia. Qualche settimana prima un monografico dal titolo Digital Requiem, che tocca un nervo scoperto, molto umano, e che però s’intreccia a cose molto tecniche (e le cui conseguenze poi sono anche queste).
Oltre a questi lavori, sto lavorando con alcuni clienti più piccoli per dei progetti davvero belli, che mi piacciono molto. Nelle prossime settimane qualche novità. Una però è stata rivelata direttamente dal buon Francesco a fine anno: ci sarà (presto) la seconda stagione dei Miti dello yoga.
Intanto su YouTube
Con Chiara siamo tornati a fare le nostre chiacchierate, adesso che lei si è messa a fare video su YouTube.
Io invece ho preparato un po’ di tutorial: su come usare GarageBand, su come usare Reaper, su alcuni software per registrare da remoto (tipo Riverside, Waveroom o Descript - questi ultimi due col bel Manuel Zavatta).
Qui, sempre con Chiara, abbiamo ragionato sulla paura di metterci la faccia, sulle disparità di genere, e tantissime altre cose in meno di dodici minuti:
Ci sentiamo presto, questa volta
Sennò se ti servo scrivimi (su Instagram, o per email). Se ti interessa, poi, c’è sempre il laboratorio.
Quindi sei vivo