L’ultima volta che ci siamo sentitә ti avevo detto che era uscito il bellissimo e brevissimo corso su come realizzare un podcast, quello che trovi su Udemy. Poi avevo chiuso con l’annuncio dell’uscita del manuale per Apogeo a metà gennaio, e avevo anche detto: «Ma di questo parleremo la prossima volta». E be’, ci son volute svariate settimane ma: ecccoci.
Scrivere un libro è un casino, una fatica, un lavoro infame, una lotta contro sé stessə. (Una lotta estremamente interessante, ma rimane pur sempre una lotta.) È anche uno sforzo che ti può dare grande soddisfazione, e in questo caso me l’ha data, e me la sta dando. Soprattutto quando persone che non conosci o che hai a malapena incrociato ti scrivono per farti sapere che il tuo sforzo sta venendo apprezzato.
Un libro come quello che ho scritto, quindi un manuale, è un paradosso: appena consegni le bozze corrette è già successo qualcosa che rende tutto quello che hai fatto obsoleto. È più vicino a una fotografia, un’istantanea del mondo di cui stai parlando – e di riflesso pure di te – nel momento in cui lo stavi scrivendo. Tra cinque anni potrebbe essere addirittura una macchina del tempo, capace di mostrarci com’era la situazione nel mondo dei podcast nel momento in cui ho finito di scriverlo.
Nel frattempo quel mondo è cambiato e stravolto: l’estate scorsa non era così facile ottenere la trascrizione di un audio attraverso gli strumenti ottenuti grazie allo sfruttamento delle tecnologie che si basano su quella che viene malamente definita intelligenza artificiale (niente di davvero d’intelligente, solo giganteschi motori che masticano e analizzano linguaggi), oggi sembra che escano dalle pareti, e soprattutto: funzionano abbastanza bene.
Per quante cose possono cambiare in poche settimane o in pochi mesi, per fortuna ce ne sono moltissime altre che non cambiano, e per indole personale sono quelle che preferisco. Al momento per registrare servono sempre le solite cose, machine learning a parte: la propria voce, la propria storia, e un microfono. Per coprire quelle basi il libro che Apogeo ha pubblicato serve ancora, e se poi ti vuoi cimentare con le basi della post-produzione: serve pure per quello, ancora.
E poi ancora: l’imbarazzo di fare le dediche sui libri degli altri, come se “fossi uno di quelli veri”. Non è questione di sindrome dell’impostore, è timidezza: ma è anche questa una cosa piccola, ma buona. E la fiducia di chi compra il libro, che spero di non tradire; e la fiducia di chi mi ha proposto all’editore, altra cosa che andrebbe ripagata a peso d’oro. Insomma: «cosa vuoi che sia, scrivere un libro!», sì, un par di balle proprio.

Cose mie che puoi sentire
È uscita la puntata di Art at times is a podcast, il progetto audio di divulgazione dell’arte contemporanea portata avanti dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, attraverso il progetto Diderot. Una gran bella puntata, ed è bello rinnovare questa tradizione ormai annuale.
È finalmente uscito Trasformazione digitale, un podcast cui Andrea Ciraolo e io stiamo lavorando assieme a PTC dallo scorso settembre, o giù di lì. È un podcast bello–a–prescindere, anche se non ci si occupa di tecnologia: perché le cose che vengon fuori sono applicabili a qualsiasi settore. (Grazie a Donatella Ardemagni che ci ha tirato dentro.)
E infine, con Itaca abbiamo deciso di dirlo a tuttә, che siamo Sfacciate: un bel podcast a–tu–per–tutte, in cui anche noi che donne non siamo possiamo trovare spunti e riflessioni da portarci a casa e capire. (Ché il punto è sempre quello, no? Capire le cose che ci circondano.)